Francesco Lorusso

Le nostre storie: "la meglio gioventù"

11 mar '77: Francesco Lorusso





FRANCESCO LORUSSO
Bologna 7 ottobre 1952 – Bologna 11 marzo 1977


Francesco Lorusso
 era un militante di Lotta Continua, ucciso a 26 anni dal carabiniere Massimo Tramontani.
Era un ragazzo, uno studente...forse potremmo pensarlo come il Carlo Giuliani del Marzo 77...la dinamica e' tragicamente simile...una manifestazione, un mezzo blindato, uno sbirro di leva, una pistola ed un morto.
Quel morto e' diventato un simbolo, un'icona di tutto il Movimento del 1977, di quegli anni in cui la gente (non solo di sinistra) andava ancora in piazza a protestare veramente, quando le cose non andavano bene; di quel periodo in cui la parola "Liberta'" non veniva violentata ogni due secondi per qualsiasi lurido motivo, ma aveva ancora un vero significato, perche' qualcosa di libero (r)esisteva ancora: le radio libere, l’amore libero, l’erba libera, la liberazione delle donne e quella degli omosessuali. Tutta roba che ormai è fantascienza.
Ma oltre a questo, la storia di Lorusso e' legata alla storia di Radio Alice, una delle radio libere piu' rivoluzionarie d'Italia ed uno dei capitoli piu' belli di una Bologna d'altri tempi, che era rossa, si, ma non soltanto di vergogna, come al giorno d'oggi; una Bologna che, purtroppo, non ho mai respirato neanche da lontano, ma che custodisce ancora gelosamente i ricordi di quel marzo del ’77, cosi' capita di camminare per via Mascarella e vedere ancora i fori di 16 proiettili sparati ad altezza uomo proprio in quei giorni.
Da queste vicende e' stato tratto uno splendido film, intitolato "Lavorare Con Lentezza", diretto da Guido Chiesa; e' un filmone della madonna e vi consiglio vivamente di vederlo, in qualche modo. Racconta sia di Radio Alice che dell'assassinio di Lorusso, e degli scontri in piazza, dei carri armati in centro città, delle lotte universitarie e delle occupazioni.
Ad onor di cronaca, da poco e' uscito anche un libro, "Bologna Marzo 1977...Fatti Nostri", edito da NdA Press, che non ho ancora avuto il piacere di leggere; se v'interessa, il primo capitolo e' sul sito dell'editore, mentre su Carmilla Online c'e' una recensione.
Quindi, tanto per chiudere il discorso, a mio inutile parere l'11 Marzo e' un'altra data da non dimenticare assolutamente (anche se il ricordo e' legato a lutti e violenze) per provare a credere ancora che la storia non si ripetera', di nuovo, sempre simile a se stessa e che un'altra Italia, un altro mondo, forse per certi versi piu' simile a quello del 1977, e' ancora possibile, nonostante tutto. 

Carri armati a Bologna


la storia di quel giorno:

L'uccisione di Lorusso
Intorno alle 10:00 dell'11 marzo 1977 il movimento di Comunione e Liberazione indisse un'assemblea in un'aula presso l'università di Bologna, cui presenziarono circa 400 persone. Alcuni studenti della facoltà di Medicina, militanti della sinistra extraparlamentare, tentarono di entrare nell'aula dove si svolgeva la riunione, ma furono respinti dal servizio d'ordine di CL.[1] La notizia dell'assemblea in corso e dello scontro si sparse rapidamente e cominciarono ad affluire all'esterno attivisti e simpatizzanti dell'area di Autonomia Operaia, che diedero vita ad una rumorosa contestazione, mentre gli aderenti all'assemblea si barricavano nell'aula.
Il direttore dell’Istituto di Anatomia, prof. Cattaneo, constatata la situazione di pericolo, ne informò il rettore Rizzoli, il quale chiese l'intervento delle forze dell’ordine che, in breve tempo, intervennero sul posto con un notevole contingente di carabinieri che, effettuando una carica contro gli studenti di sinistra, consentì agli studenti di Comunione e Liberazione di lasciare pacificamente l'assemblea.
L'intervento massiccio delle forze dell'ordine fece salire ulteriormente la tensione già elevata, il che scatenò una reazione violenta dei giovani della sinistra extraparlamentare. Gli scontri di piazza si estesero a tutta la zona universitaria e nelle zone circostanti.
Nel corso degli scontri tra la sinistra extraparlamentare e le forze dell'ordine, un'autocolonna dei carabinieri in marcia in via Irnerio fu attaccata all'altezza dell'incrocio con via Mascarella. L'autocarro di testa fu colpito nella parte anteriore sinistra da una bottiglia molotov che provocò un principio d'incendio esternamente al mezzo, rapidamente estinto dalle forze dell'ordine presenti sul luogo.[2]
Il guidatore del mezzo, il carabiniere di leva Massimo Tramontani, balzò a terra dalla portiera destra, lasciando il mezzo senza guida fermarsi autonomamente. Il carabiniere a quel punto, ancora sotto attacco, estrasse l'arma d'ordinanza ed esplose 6 colpi contro un gruppo di manifestanti.[3]
Diversi testimoni presenti alla scena, tra i quali i lavoratori della Zanichelli, riferirono di aver visto un uomo in divisa senza bandoliera esplodere una serie di colpi di pistola ad altezza d'uomo e in rapida successione appoggiando il braccio armato su un'auto parcheggiata per meglio prendere la mira contro i manifestanti. Contemporaneamente, Lorusso fu colpito e riuscì a trascinarsi per qualche metro verso via Mascarella prima di cadere al suolo morente.
La sera stessa del giorno 11 marzo, alle ore 20:50, il carabiniere Massimo Tramontani rilasciò una dichiarazione spontanea sui fatti al sostituto procuratore Romano Ricciotti.[4]
Francesco Lorusso fu visto cadere in via Mascarella, da tre testimoni, mentre si spostava allontanandosi da via Irnerio in direzione di via Belle Arti, e morì poco dopo. Un quarto testimone giunse successivamente e poté testimoniare sul luogo ove fu ritrovato.
Si legge nell'ordinanza del giudice:
« Il proiettile penetra nella regione anteriore del torace, leggermente a sinistra della linea mediana, fuoriuscendo poi dalla faccia posteriore dell'emitorace destro. »

Secondo una ricostruzione dei fatti, Lorusso, durante la fuga, al suono degli spari si sarebbe girato per vedere cosa stava succedendo alle sue spalle e in quel momento sarebbe stato raggiunto dal proiettile. Per quanto in contraddizione con le ricostruzioni e le perizie, resta nell'opinione comune l'identificazione della morte di Lorusso con un colpo sparato alla schiena.
Il proiettile non fu mai ritrovato e non si poté fare una perizia balistica per individuare né l'arma né il calibro della stessa e non si poté mai accertare se avesse fatto parte del gruppo che aveva attaccato l'autocolonna, o se avesse assistito o partecipato allo scontro.[5]

I fori di proiettile sul muro di via Mascarella ma i proiettili che uccisero Francesco non sono mai stati ritrovati.

Il proscioglimento dei carabinieri:
Prima della sparatoria in Via Mascerella il carabiniere Massimo Tramontani aveva fatto uso del suo fucile Winchester, infrangendo le disposizioni, al crocevia con via Bertoloni sparando 12 colpi, a sua detta a scopo intimidatorio, in occasione di un altro scontro con i dimostranti, in cui i manifestanti avevano lanciato di una bottiglia molotov che colpì una Fiat 127 della polizia incendiandola.[6] Tramontani fu prosciolto il 24 ottobre1977 per l'uso delle armi in base alla legge Reale, poi sottoposta a referendum abrogativo nel 1978, nel quale comunque prevalsero i "no" all'abrogazione, e successivamente emendata dal parlamento italiano.[7] Secondo il giudice in quel luogo era in atto «una vera e propria sommossa, una guerriglia urbana ben organizzata», dato il numero degli aggressori e delle armi improprie da loro utilizzate (molotov e cubetti di porfido). La zona inoltre era sguarnita di un'adeguata difesa da parte degli agenti e il Tramontani «non aveva altro mezzo che quello di far uso del suo fucile in dotazione». Sempre secondo il giudice, «nel contrasto fra le versioni appare più prudente e corretto preferire quella di quei testi i quali sostengono che il Tramontani sparò verso l'alto».[4]
Tale motivazione fu contestata in base alle testimonianze, dalle quali risultavano essere sul posto almeno una ventina di membri delle forze dell'ordine, alcuni dei quali estinsero il principio d'incendio sul mezzo, mentre Tramontani, da solo, sparava.
Secondo la testimonianza del Brigadiere dell'ufficio politico di PS Gesuino Putgioni, la cosa che lo colpì di più fu il fatto che Tramontani aveva sparato ad altezza d'uomo:
« Sono certo che esplose i colpi ad altezza d'uomo... Io mi trovavo a circa 10 metri dallo Sparatore... Vidi il carabiniere sparare con le ginocchia leggermente flesse, nella posizione tipica cioè che si assume quando si spara con l'arma lunga ad altezza d'uomo ma non a tiro mirato. »
Questa prospettiva è stata messa in discussione dal capitano della VII Celere della PS Massimo Bax, anche lui testimone, che riferì la possibilità che il Tramontani avesse sparato escludendo dalla sua traiettoria una sagoma umana per l'inclinazione del fucile al momento degli spari. Lo stesso Bax, tuttavia, si dichiarò sorpreso dall'agire di Tramontani, che aveva fatto deliberato uso delle armi contravvenendo alle istruzioni abitualmente impartite agli agenti delle forze dell'ordine per situazioni simili a quella in esame. Di seguito la testimonianza di Bax relativa all'iniziativa del carabiniere:
« mi sorprese moltissimo il fatto che avesse fatto uso delle armi. Io ho svolto servizio d'ordine pubblico per circa due anni a Milano partecipando a numerose manifestazioni interessanti l'ordine pubblico e debbo dire che mai nelle stesse situazioni si fece uso delle armi; specifico che tra le predette manifestazioni alcune furono caratterizzate dall'uso da parte dei dimostranti di numerose bottiglie molotov, lancio di cubetti di porfido, biglie d'acciaio e di vetro. Le istruzioni che ci venivano impartite erano di non ricorrere mai all'uso delle armi se non quando ci aggredivano con armi utilizzandole direttamente contro di noi. »






il cadavere di Francesco Lorusso


ll carabiniere fu sospettato come responsabile della morte di Lorusso e arrestato; scarcerato dopo circa un mese e mezzo, venne successivamente prosciolto in istruttoria preliminare per mancanza di elementi di prova per passare alla fase dell'istruzione formale
Nella sua relazione il giudice scrive :
« Il procedimento non potrà passare alla fase dell'istruzione formale per quanto riguarda la condotta del carabiniere Tramontani, in relazione all'ipotesi che la morte del Lorusso sia stata cagionata dai colpi da lui esplosi. Si è già osservato che la mancata ritenzione del proiettile ha impedito l'accertamento del nesso causale fra la condotta del Tramontani e la morte del Lorusso, la qual cosa si traduce nella constatazione del difetto di prova, soprattutto se si tiene conto della possibilità, largamente documentata, che il giovane sia stato ucciso da altri. »
Nel corso dello stesso procedimento fu indagato anche un Capitano dei Carabinieri, Pietro Pistolese, con l'accusa di aver ordinato di sparare. In seguito anch'egli fu prosciolto.
Gli scontri:
La notizia della morte di Francesco Lorusso si diffuse rapidamente e ne seguì l'affluire di migliaia di persone vicine alla sinistra extraparlamente verso l'Università e l'organizzazione di un corteo di protesta, non autorizzato, che prese avvio nel primo pomeriggio e fu subito disperso con violente cariche. Gli scontri di piazza e la guerriglia urbana continuarono per tutta la giornata. Il giorno dopo in risposta all'accaduto venne organizzata a Roma una grande manifestazione nazionale del movimento per contestare la repressione. Anche in quella occasione si verificarono scontri e azioni di guerriglia e vennero sparati colpi d'arma da fuoco sia dai dimostranti che dalle forze dell'ordine.

I funerali di Francesco in periferia
Funerale negato a Bologna:
L'allestimento di una camera ardente nel centro di Bologna e lo svolgimento dei funerali di Francesco Lorusso nel capoluogo furono vietati dal prefetto per motivi di ordine pubblico. Il corteo funebre si svolse in periferia, nei pressi dello stadio comunale
Una lapide commemorativa è stata posta in corrispondenza del luogo ove lo studente cadde colpito a morte, in via Mascarella 37 a Bologna. Il testo della lapide recita:
« I compagni di Francesco Lorusso qui assassinato dalla ferocia armata di regime l'11 marzo 1977 sanno che la sua idea di uguaglianza di libertà di amore sopravviverà ad ogni crimine.
Francesco è vivo e lotta insieme a noi. »
Oltre trent'anni dopo la morte di Francesco Lorusso, il 18 marzo 2007 il fratello Giovanni ha incontrato ed abbracciato Massimo Tramontani. L'incontro è avvenuto in seguito al ritrovamento da parte di Giovanni Lorusso di una lettera indirizzata al padre, ex generale in pensione deceduto nell'agosto 2006, scritta da Tramontani, nella quale chiedeva un incontro.[8][9]

testo originale wikipedia  >>> qui <<<

Note
1.           ^ flashvideo.it Quella mattina iniziò con un contrasto sorto nell'Istituto di Anatomia fra alcuni militanti del movimento e il servizio d'ordine di Comunione e Liberazione, i giovani del gruppo cattolico si barricano all'interno di un'aula, invocando l'intervento delle forze di polizia.
2.           ^ Concetto Vecchio, Ali di piombo, BUR, Milano 2007. pag. 83
3.           ^ Concetto Vecchio, Ali di piombo, BUR, Milano 2007. pag. 84
4.           ^ a b c d Ordinanza del giudice Ricciotti.
5.           ^ Ordinanza d'Archiviazione del caso fatta dal Procuratore della Repubblica Romano Ricciotti al momento del passaggio del caso nelle mani del Giudice istruttore Bruno Catalanotti avvenuto nel luglio del '77.
6.           ^ Concetto Vecchio, Ali di piombo, BUR, Milano 2007. pag. 82


alcuni link consigliati da sberla54

Bibliografia consigliata:
·                     AA.VV, Bologna marzo '77 ... fatti nostri..., Bertani Editore, 1977.
·                     Luigi Amicone, Nel nome del niente, Rizzoli, 1982.
·                     Concetto Vecchio, Ali di piombo, BUR, 2008
·                     AA.VV. (autori molti compagni). Bologna marzo '77 ... fatti nostri.... Bertani Editore, 1977 (riedito da Nda Press nel 2007, ISBN 9788889035177)
·                     Luigi AmiconeNel nome del niente, Rizzoli, 1982
·                     Pino CacucciBologna, 11 marzo '77, in Paola StaccioliIn ordine pubblico, Roma, 2002. pp. 93-104
·                     Concetto VecchioAli di piombo, BUR, Milano 2007, ISBN 88-17-01493-1
·                     Pier Luigi zavaroni, Caduti e memoria nella lotta politica, FrancoaAngeli, 2010. ISBN 9788856824148


adattamento testi ed immagini di Kishanna09