venerdì 28 gennaio 2011

l'ultima barzelletta triste triste triste

   Silvio, Silvio... una ne fa e cento ne pensa. 

L'ultima barza made in Pdl: le carte del caso Ruby debbono essere trasferite a Milano perché Berlusconi non può essere giudicato dalla magistratura ordinaria, in quanto quando telefonò in questura per "liberare" la Ruby Ruby Ruby ritenendola nipote di Mubarak lui ha agito da Presidente del Consiglio... 

Ugnafò....
Ugnafò più!
 



aggiornamento 28 gen 2011 NON pubblicato su Netlog: 

Ieri  sera Belpietro ha avuto il coraggio di dire (era ad Anno Zero, a proposito: vergognoso l'intervento di Masi) che il problema dei reati commessi dal Premier non sussisteva se fosse passato il Lodo Alfano per intero.

Ma... veramente... cosa bisogna sentire? Questo lecchino del potere dice a noi italiani che il problema non c'è perché il premier commette reati in barba all'altissima figura istituzionale che riveste ma esiste perché non è passata la legge che l'avrebbe reso intoccabile. Belpietro ci sta dicendo, a noi poveri imbecilli che protestiamo se i politici vanno a letto con le minorenni, che è giusto che un premier faccia tutto quello che gli pare, non è giusto che venga indagato.
Il premier ha chiamata a raccolta il popolo della libertà per una grande manifestazione in sua difesa. Ma perché adesso le manifestazioni "spontanee" si organizzano? Mi rattrista solo una cosa: vedrai quanti imbecilli andranno a gridare Silvio Silvio salvaci tu!
Andate a vedere le macerie che a l'Aquila fanno ancora bella mostra per le strade. Ma non dovevano ricostruire le case in pochi mesi? Sapere come risolve le cose San Silvio? Basta che smettono di parlarne nei SUOI telegiornali e tutto va a posto. Come la serva che mette la polvere sotto il tappeto.
Io infatti non ce l'ho con lui, ce l'ho con voi con gli occhi foderati di prosciutto che non sapete far altro che ripetere il disco rotto: tutta colpa dei comunisti, tutta colpa della sinistra. Sembrate tutti i pupazzi venuti male di Emilio Fede.
Dov'è questa ripresa economica che San Silvio millanta da anni? Ce l'avete tutti un lavoro? Quanta brava gente ha messo a casa la "riforma" Gelmini? Quante brave persone si ritroveranno con una mano davanti e una di dietro grazie a Marchionne? Se esiste una giustizia divina dovrebbero essere solamente quelli che hanno votato per questo governo farlocco!
Oggi come oggi essere italiana mi fa proprio schifo!

...e il primo imbecille che mi viene a scrivere un commento del tipo: ma questo governo eredita i problemi della sinistra lo metto in lista nera... solo perché non posso materialmente sputargli in un occhio!
Visto che vi piacciono tanto le dittature, ho deciso che questo blog non è democratico, io sono il tiranno di me stessa e comando sul mio blog. Fuori i lecchini e fuori gl'imbecilli.

sabato 22 gennaio 2011

il boicottaggio di Speranzon

Come al solito leggo. Leggo tanto. Appena ho qualche minuto, a costo di sottrarlo al sonno, i miei occhi divorano parole scritte. Libri, giornali, riviste, blog... Mi dolgono gli occhi, ma non importa. Se le persone leggessero un po' di più forse le cose andrebbero meglio. Ma, lasciamo da parte la retorica e veniamo al punto. 
Stavo curiosando on line quando, tanto per cambiare m'imbatto nel solito post che cattura la mia attenzione. Il blog: L'Angolo Nero. L'autrice: Alessandra Buccheri. Il titolo:Fahrenheit 451: farà caldo a Venezia, eh? 
Non sto a perdere tempo e vi passo il post così com'è scritto, capirete immediatamente di che si tratta. Voglio solo specificare che qui non si sta discutendo l'innocenza o la colpevolezza del latitante Cesare Battisti, si discute un'ordinanza alquanto sconcertante dell'assessore alla "cultura" della provincia di Venezia, Speranzon. 
Chi è Speranzon. Dal sito ufficiale del Comune di Venezia: Affascinato dal carisma di un grande uomo che si chiamava Giorgio Almirante, ha iniziato giovanissimo a fare politica tra i banchi del liceo classico Franchetti di Mestre.... Iscritto al Fronte della Gioventù nel 1986, è stato segretario provinciale dell'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano dal 1989 al 1995....Ha partecipato a decine di assemblee (spesso senza essere invitato…) nelle scuole della provincia in tempi in cui la discriminazione politica colpiva chi faceva parte del MSI, unica vera opposizione al marcio sistema politico della prima Repubblica. Ma chi l'ha scritta sta' presentazione? Alessandra Mussolini? 
...in pratica quello che a Livorno chiamerebbero: un fascio 

Tralasciamo la biografica di questo grande uomo politico e veniamo al dunque. La Buccheri scrive: Raccolgo l'appello che sta circolando in rete attraverso il blog di Wu Ming, "da Venezia partono i roghi", già ripreso da Michela Murgia e Loredana Lipperini.[ Leggetelo tutto! ] 

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Scrive Alessandra: 
In sintesi, ecco ciò che accade (copioeincollo da WuMing): L'assessore alla cultura della provincia di Venezia, il berlusconiano Speranzon, ha accolto il suggerimento di un suo collega di partito e intimerà alle biblioteche del veneziano di:
1) rimuovere dagli scaffali i libri di tutti gli autori che nel 2004 firmarono un appello dove si chiedeva la scarcerazione di Cesare Battisti;
2) rinunciare a organizzare iniziative con tali scrittori (vanno dichiarati "persone sgradite", dice).
 

A titolo di esempio, Loredana Lipperini riporta alcuni dei libri degli scrittori che dovrebbero scomparire dalle biblioteche. Per esempio: Luigi Bernardi, Massimo Carlotto, Sandrone Dazieri, Giuseppe Genna, Valerio Evangelisti, Daniel Pennac, Serge Quadruppani, oltre ai già citati WuMing, Lipperini e Murgia. 

Avendo letto buona parte di questi libri, ed essendo firmataria di quell'appello, non mi è difficile prendere posizione. 
Ho già avuto modo di esprimere (su FB ) cosa penso del caso Battisti, e nell'espormi ho notato che molti hanno le idee quanto meno confuse sulla situazione (c'è chi, in un impeto di buonismo, lo invita a tornare in Italia per essere processato - ancora?? - e dimostrare così la sua innocenza: peccato che non sia più possibile...). 
Io, lo preciso ancora una volta, non so se Battisti sia colpevole o innocente: ed è proprio per questo motivo, cioè per i fondati dubbi che esistono sulla colpevolezza, che applico un principio di sana civiltà giuridica: in dubio pro reo. (Anche qui, ho sentito dire che se Battisti ha avuto quattro ergastoli vuol dire che almeno uno se lo meritava... Posizione quantomeno buffa, ma soprassediamo). (NdA: posizione della Buccheri che questa blogger non ha ancora analizzato approfonditamente) 

Non ho dubbi, invece, sul fatto che questa indegna ritorsione contro i firmatari dell'appello non abbia motivo di esistere. 
Qua:la lettera che ha dato impulso a questa ridicola trovata del boicottaggio letterario. 
Qua: Speranzon su Carlotto (Carlotto!! Proprio lui! Ma Speranzon conosce il passato di Carlotto? Mah...). 
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NdA: Altri blog che parlano dell'argomento riportati sul blog di Alessandra:

19.01: Lucidissima denuncia di Michela Murgia sul suo blog 
19.01: Sandrone Dazieri racconta le ragioni della sua firma 
20.01: l'articolo di Massimo Carlotto 
20.01: Mario Tedeschini Lalli parla anche della boutade di Elena Donazzan, assessore all'istruzione della regione Veneto 
20.01: Elisabetta Bucciarelli sull'incostituzionalità della richiesta di boicottaggio 

articolo disponibile anche sul forum del gruppo Antifascista, qui

post originale di Kishanna / Misstremendina
contiene parti di altri post dei quali sono state debitamente citate le fonti

I testi pubblicati possono essere liberamente riprodotti con l'impegno a citare la fonte e la cortesia di informare l'autore dell'impiego che ne viene fatto. In ogni caso il testo non può essere commercializzato o usato a fini di lucro.

Vallanzasca - Gli Angeli Del Male (Tremendina Recensione)

VALLANZASCA, GLI ANGELI DEL MALE voto: ★ ★ ★ ★ 

Il primo ricordo che mi viene in mente se penso a Vallanzasca è questo: mio padre, in gioventù un po' somigliante al famoso bandito della Comasca, mentre si fa la barba. Alla fine mostra orgoglioso un paio di baffetti biondi con gli angoli in giù a mia madre e le dice ridendo: vedi, sembro proprio Vallanzasca! 


il vero Renato Vallanzasca, la sua banda imperversò nel Nord Ovest per gran parte degli anni 70 e l'inizio dell'80.




Vallanzasca, Gli Angeli Del Male 
REGIA: Michele Placido
SCENEGGIATURA: Michele Placido, Kim Rossi Stuart, Antonio Leotti, Toni Trupia, Andrea Leanza, Antonella D'Agostino
ATTORI: Kim Rossi Stuart, Valeria Solarino, Filippo Timi, Gaetano Bruno, Francesco Scianna, Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Federica Vincenti, Lino Guanciale, Nicola Acunzo, Stefano Chiodaroli, Giorgio Careccia, Monica Barladeanu, Gerardo Amato, Paolo Mazzarelli, Lorenzo Gleijeses, Marica Gungui, Adriana De Guinn

TRAMA:
Renato, il bel Renee (come lo definiranno i giornali e le sue innumerevoli ammiratrici) nasce in provincia di Milano nel 1950. Gli viene imposto il cognome della mamma perché il padre è già sposato con figli (la legge sul divorzio viene votata nel 1970). Tutto sommato non ci sarebbero i presupposti per un futuro di criminalità, eppure già all'età di 8 anni Renato comincia a far parlare di se: insieme ad altri amichetti e uno dei fratelli che il padre ha avuto dal precedente rapporto, libera gli animali di un circo provocando il panico generale. Quella bravata gli costa l'allontanamento dai genitori. Viene affidato ad una zia che abita nel quartiere Giambellino e lì comincia a mettere su la sua banda di piccoli delinquenti.
Ma il fatto, per ammissione dello stesso Renee, che gli cambia la vita e forse lo spinge definitivamente sulla via della criminalità è l'omicidio del fratello. Da quel momento Vallanzasca rivela tutta la sua personalità carismatica a capo della banda della Comasina. Rapine, rapimenti, omicidi e soldi, molti soldi che girano per le loro tasche. Tuttavia c'è anche il rovescio della medaglia: arresti, detenzioni durissime (Placido mette l'accento sulla violenza che spesso i detenuti subiscono dalle guardie carcerarie), le lettere delle ammiratrici (ne sposerà una, Giuliana Brusa, nel 1979) e i tradimenti dei "fratelli" di banda. Fino all'ennesima evasione rocambolesca, nel 1987, dall'oblò del traghetto che lo stava portando in Sardegna.
Anche se la storia di Renato Vallanzasca non è finita il film stoppa l'immagine sul suo sorriso beffardo dopo aver pronunciato la storica frase al giovane carabiniere che l'aveva fermato per un normale controllo: Stasera hai fatto tredici. Sono Renato Vallanzasca! 



Kim Rossi Stewart è Renato Vallanzasca 


Come per Romanzo Criminale, Michele Placido ha operato una ricostruzione della memoria storica popolare, con un taglio graffiante e incalzante. Proprio com'erano gli anni 70: graffianti ed incalzanti. Mentre nel film che raccontava la storia della Banda della Magliana Placido ha puntato soprattutto sul "gruppo", sull'iniziale coesione d'intenti dei membri della banda che poi finirono per combattersi l'uno con l'altro, in questo Angeli Del Male il fulcro è uno solo: Renato. La sua figura, forse un po' troppo romanzata (l'ha affermato anche lo stesso Vallanzasca) svetta su tutto: sugl'altri protagonisti, sulle forze dell'ordine che lo combatteranno per quasi due decenni tra rapine, sequestri, processi ed evasioni, emerge sul mondo di allora: i turbolenti e pericolosi Anni di Piombo.
Per capire Renato Vallanzasca occore inquadrarlo nel suo mondo e nel suo tempo. Michele Placido mette in evidenza la differenza profonda tra questo lombardo rappresentante di una "mala" che non c'è più e la nuova criminalità nascente, la Banda della Magliana. Anche se, forse, ne fa uso, Renato non vende droga, per esempio, a differenza di Dandi, Freddo e compagni. Due mondi: Roma e Milano, contemporanei ma distanti anni luce.
Rappresentativa una frase mentre la banda si accinge a portar via la vittima di un sequestro, alla moglie di costui dice: signora non si preoccupi, la prenda come una specie di protezione, pensi se finiva nelle mani dei sardi o dei calabresi. Anche nel mondo criminale Vallanzasca è un cane sciolto, non fa affari con la mafia e i suoi rapporti tempestosi con Francis Turatello (esponente della mafia in Lombardia) non sono tuttora molto chiari, sembrano essersi limitati alla stima fra banditi d'onore.

In ogni modo è un film che vale la pena di vedere, sia per quelli che hanno la mia età e sentivano parlare di lui al telegiornale, quelli che l'immaginavano come unaprimula rossa del nord Italia, sia per i più giovani, come spunto per approfondire il significato che certi personaggi hanno avuto nella storia degli "anni di piombo".



la scheda del film su wikipedia
articolo originale postato sul gruppo Amici del Cinema BELLO
articolo originale di misstremendina, potete copia-incollare ma per favore citate la fonte.

tremendina aforisma


•٠•●♥ ♥●•٠•

La politica che strumentalizza la cultura è deprecabile
ma la politica che censura la cultura è pericolosa

˙•٠•●♥ ♥●•٠•

Franco Fanigliulo



San Remo 1979 - a me mi piace vivere alla grande 
autori: Borghetti, Pace e Avogadro 

Guglielmo ha un reggipetto 
Che se lo mette spesso nel cuore della notte 
Come se fosse adesso 
Adesso che Gesù ha un clan di menestrelli 
Che parte dai blue jeans e arriva a Zeffirelli 
E tu mi vieni a dire che adesso vuoi morire 
Per amore… 
……… 
A me mi piace vivere alla grande già 
Girare tra le favole in mutande ma 
Il principe dormiva, la strega si è arrabbiata 
E nei tuoi occhi verdi quella lacrima è spuntata… 

versi tratti da: biografia di Franco Fanigliulo da Pagine 70

aforisma di Helen Keller


Le cose migliori e più belle della vita non possono essere viste, tanto meno toccate.
Devono essere sentite col cuore.

Helen Keller, 
scrittrice sordo-cieca 
Dall'incredibile sua vita fu tratto un romanzo e poi un film, in italiano Anna Dei Miracoli, interpretato da Anne Bancroft.


sabato 15 gennaio 2011

L'omicidio della Dalia Nera - 1

Ogni omicidio merita una sola risposta: la verità

A Elisabeth  Short, una ragazza di soli ventidue anni uccisa barbaramente più di mezzo secolo fa, questo diritto non è mai stato riconosciuto.

Se fossi Carlo Lucarelli direi: se questo fosse un film sarebbe un thriller mozzafiato con una protagonista uccisa barbaramente da una mente perversa e piena di odio per le donne.  Ma la storia della Dalia Nera appassiona proprio perché non è un film, lo diventerà ma molti anni più tardi. Il 15 gennaio 1947 è solo il caso più sconcertante e macabro mai visto dagli investigatori Harry Hansen e Finis Brown.


Quella mattina la signora Betty Bersinger stava sbrigande delle faccende in compagnia del figlioletto di 3 anni. Camminando lungo il marciapiede il bambino indicò qualcosa che giaceva lungo il ciglio della strada. Mrs Bersinger gettò un’occhiata al rettangolo di terra ed erba pieno di sporcizia varia, le sembrò di vedere un manichino a grandezza naturale, come quelli che i negozi mettono in vetrina. Il manichino sembrava rotto perché era suddiviso in due pezzi, almeno così le sembrò. Guidata dalla curiosità s’avvicinò all’oggetto per verificare cosa fosse e gettò un urlo fortissimo. Immediatamente mise una mano sugli occhi del bambino e lo tirò via gridando e chiedendo aiuto. Corse a chiamare la polizia.
Quella mattina la signora Bersinger, disteso fra erba e sporcizia, tagliato esattamente a metà, come le due parti di un manichino, aveva visto il corpo nudo di una giovane donna. Il suo bel viso deturpato in modo beffardo e mostruoso da due tagli agli angoli della bocca. La signora Bersinger fu la prima testimone dell’omicidio più famoso, ancora insoluto, della storia della criminologia americana, l’omicidio della Dalia Nera.
Qui comincia la storia del caso di omicidio efferato più misterioso del XX secolo. Il caso della Dalia Nera. La storia della cameriera disoccupata di ventidue anni, chiamata post mortem anche la pin up di Los Angeles, ha ispirato decine di libri, siti Web, un videogioco e persino una swing band australiana, The Black Dahlia Murder.
Nata il 29 luglio 1924, ad Hyde Park (Massachussets) da Phoebe e Cleo Short, la piccola Elisabeth (secondo alcuni aveva anche un secondo nome, Ann) si trasferisce con la famiglia a Medford, sempre nel Massachussets (ndr: città famosa per la canzone natalizia Jingle Bells). Sappiamo poco della sua vita durante gli anni dell’infanzia tranne che nel 1929 il padre Cleo, a causa del tracollo finanziario che sconvolse tutto il Paese, scompare e molti credono si sia suicidato poiché la sua auto è ritrovata abbandonata vicino un ponte.
L’adolescente Elisabeth, da tutti chiamata Betty (ma a lei piaceva Beth), dimostra più della sua età, è bellissima e ricercata, incantano i suoi occhi di un azzurro trasparente, frequenta molto il cinema cittadino e presto decide che quella sarà la sua professione. Cresce con l’idea di diventare diva del cinema.
A sedici anni, soffrendo Beth d’asma bronchiale la madre la manda a Miami, con un clima migliore, dove la ragazza trova subito lavoro come cameriera. Nel frattempo suo padre, che non si è suicidato, le ha spedito una lettera dicendole che adesso vive a Vallejo in California (NdA: una delle contee, assieme ad Orange, che più tardi, negli anni 60, sarà tristemente famosa per gli omicidi del serial killer Zodiac). A diciannove anni Betty lascia l’Est per trasferirsi dal padre in California, ma la convivenza con il genitore non va avanti molto. Dopo qualche mese Cleo Short, come affermerà egli stesso dopo l’omicidio della figlia, la manda via perché la ritiene pigra e indolente.
Betty trova lavoro al Camp Cooke (ora Vandenberg Air Force Base), più tardi questo faciliterà la sua identificazione in quanto a Beth vengono prese le impronte digitali. Impronte che finiranno incluse nel database nazionale del Boreau, l’FBI. La foto del tesserino della base mostra una ragazza bellissima con capelli scuri decorati da un fiore bianco e labbra carnose, per non parlare degli occhi di un incredibile azzurro trasparente. Oltre al soprannome di Black Dahlia (la Dalia Nera) derivante, raccontano gli amici, dalla sua predilezione per gli abiti neri e dal fiore con il quale amava adornare i capelli scuri, i giornali la chiamarono anche Pin Un di Los Angeles, una delle tante ragazze arrivate nella città del cinema con la valigia piena di sogni ed illusioni. Una stellina da calendario, come lo fu anche Marylin.
Betty va a vivere a Santa Barbara, Los Angeles, sempre con l’idea di diventare attrice, ma viene arrestata per quella che anche allora era una sciocchezza: ancora minorenne viene trovata in possesso di alcolici, quindi rispedita a casa, a Medford. Non ci resisterà a lungo e passati pochi giorni torna in California sempre più decisa ad intraprendere la carriera cinematografica.
Negli anni che seguirono la vita di Beth si rifà al copione standard dell’aspirante stellina del cinema: provini (alcuni documentati), feste, conoscenze galanti con produttori e la frequentazione di tutto quel sottobosco di caratteri che gravitano ai margini del mondo dello spettacolo in ogni ambiente, in ogni tempo.
Una delle tante. Sarà l'omicidio a renderla immortale nell'immaginario collettivo. Sembra assurdo ma proprio per il fatto di essere morta in un modo atroce, da romanzo, ha fatto di lei una stella che brucia ancora, più di molte attrici vere che hanno attraversato gli schermi in quegli anni dell'immediato dopoguerra.
Ad un certo punto però Elisabeth, la bellissima stellina seguita da ogni sorta di corteggiatori, conosce un giovane pilota. I due giovani s'innamorano e decidono di sposarsi. Se la storia personale di Beth fosse andata in un altro modo oggi questo post non avrebbe ragione di esistere. Ma Elisabeth non varcherà mai la soglia di una chiesa insieme al suo pilota. Il giovane muore  proprio durante l’ultima missione di guerra e non farà mai ritorno. Elisabeth rimane talmente scossa che comincia a viaggiare avanti ed indietro per il paese. Accompagnandosi con uomini sempre diversi, purché indossino una divisa.
Finirà la sua brevissima vita sul ciglio di una strada di un quartiere residenziale, buttata fra la spazzura come un manichino, tagliata a metà proprio come una bambola rotta. Non diventerà mai la protagonista di un film d'amore, sugli schermi o nella vita reale, perché un'altra sceneggiatura l'attende  la notte del 15 gennaio 1947. Beth viene vista per l’ultima volta in vita al Biltmore Hotel, riferisce all’amica e compagna di stanza Lauren di avere un appuntamento con un gentiluomo e sparisce nella notte. Una settimana dopo la signora Betty Bersinger  scopre il suo corpo straziato.
Ben cinquanta persone si auto accuseranno del suo omicidio.

autore: Kishanna - Misstremendina
Nel secondo post: gli uomini di Beth, i suoi ultimi giorni e l’omicidio, le indagini,
Nel terzo post:  giornali e sospettati, le conclusioni , film e libri

mercoledì 12 gennaio 2011

Devid, vittima del silenzio più che del freddo

Stavo leggendo un articolo di Amelia Esposito sul Corriere di Bologna on line, dal titolo: Cento sms per aiutare i gemelli. Rispose solo Stefano Benni 

Brevemente e con precisione la giornalista descrive uno dei solito malcostume della gente cosiddetta "perbene", quelli che non hanno problemi di bollette insolute, quelli che fanno "volontariato" (quando ci sono le telecamere evidentemente), quelli per i quali 20 euro non bastano nemmeno per un cappuccino e una pasta nella pasticceria di lusso (di cui noi poveri mortali di solito possiamo solo ammirare le vetrine colme di cioccolato D.O.P. ), quelli che sanno bene come riempirsi la bocca della parola "solidarietà". 

Racconta la Esposito: Di solidarietà e disponibilità ne ha incontrate davvero poche Silvia Vicchi, la bolognese che, il 30 dicembre, ha ricevuto da un’associazione che si occupa di disagio sociale la richiesta di un aiuto concreto per i gemellini Berghi e l’ha girata a un centinaio di persone di cui ha il numero di telefono, la maggior parte delle quali gravitano nel mondo del volontariato. «La richiesta che mi è pervenuta era molto semplice, si chiedeva un aiuto piccolo piccolo per due gemellini poveri di cui io ignoravo il nome — racconta Silvia — parlo di tutine, calzini di lana, cuffiette, copertine e latte in polvere, bisogni primari, cose poco costose».
«Ero certa che avrei avuto molte risposte anche perché gran parte dei destinatari del mio messaggio fanno volontariato e alcuni di loro sono molto facoltosi, persone per le quali spendere cento euro è come fare colazione al bar, invece nulla — prosegue —. Il silenzio. Ad eccezione di Stefano Benni, e ci tengo a dirlo, l’unico che mi ha risposto spiegandomi che era in viaggio e che al suo rientro a Bologna mi avrebbe ricontattata».
 

Sappiamo che il piccolo Devid è sopravvissuto meno di un giorno a quel sms. Devid è morto di freddo e stenti, clinicamente di broncopolmonite ma tecnicamente di indifferenza.



permalink del post originale di misstremendina su Netlog